Sandra Carresi
Sandra Carresi
Sandra Carresi è nata a Firenze nel 1952.
E’ madre e moglie. Ha lavorato quarant’anni occupandosi di contabilità e dal 2011 è una pensionata.
Il suo primo elaborato - “Mi voglio raccontare” – è del 1999 -
Da più di quattro anni pubblica ogni due settimane sul sito www.raccontioltre.it racconti brevi e poesie.
Nel 2008 la prima raccolta di favole scritta a quattro mani con l’autore Michele Desiderato che prende vita in un libriccino pubblicato su www.ilmiolibro.it con otto favole, completata in seguito, nel 2012 con ben 16 favole mantenendo lo stesso titolo
storico iniziale, - Battiti d’ali nel mondo delle favole- con l’aggiunta di illustrazioni in bianco e nero e copertina a colori, tutte realizzate dall’Artista Michela Del Degan, alla quale vanno i nostri ringraziamenti.
Nel 2009 ha pubblicato sempre su www.ilmiolibro.it
una raccolta di racconti brevi dal titolo:”Non mi abbraccio, mi strizzo…”
Così anche la prima silloge, ha preso corpo e anima sul sito www.ilmiolibro.it con il titolo: “Una donna in autunno”, pubblicata nel 2010.
Nel 2011, la seconda silloge di poesie pubblicata su LULU.com
dal titolo : “Dalla vetrata incantata”.
Nel 2012, la terza silloge di poesie, libreria Editrice Urso - Avola (SR) dal titolo: “ L’ombra dell’Anima”.
Nel mese di febbraio, è uscito il libro: “Ritorno ad Ancona e altre storie” . Un nuovo lavoro a quattro mani con l’autore Lorenzo Spurio.
info@sandracarresi.it
Blog:www.sandracarresi.blogspot.com
Al Capitano
Cerca di navigare
in acque tranquille,
soprattutto se le tue forze
sono altrove.
Porta con Te il mio amore,
non come una zavorra,
ma come libellula sulla spalla.
E quando l’onda
s’incresperà alta,
cerca di ricordare
che io, sono lì con Te,
non come un’intrusa,
ma forza nascente per domare
quell’onda troppo alta.
Copyright Sandra Carresi.
Altrove
Mi lascio trasportare
da quel merlo impettito
nella magia di un
momento e di uno
spazio.
Altrove,
non so.
Là dove
la lingua è una sola
c’è pace e umiltà,
e le salite del tempo
sono sorrisi bellissimi
che danno luce alle stelle.
Là dove
tornare indietro
è faticoso.
A ritroso,
con un pizzico di angoscia,
seguo il percorso
del sole nel cielo
per infine tornare…,
a questa vita,
emozionante, generosa
e ricca di significato.
© Copyright Sandra Carresi.
Anticamera
La porta è chiusa
e tu
silenziosamente aspetti
inerme e pensierosa.
Non importa
se non sei sola,
lo sei ugualmente,
sola con te stessa
intendo.
Davanti a quelle
porte chiuse
c’è sempre un cartello:
se cadi, combatti in ginocchio.
Vorresti sempre la pace,
non quella dei sensi,
quella dei tuoi organi.
Ricorda…,
la battaglia è femmina,
i giganti,
non possiedono
armi come
fiducia e speranza.
Copyright Sandra Carresi.
Cuore
Alla voglia del cuore
non appartiene certo
il silenzio e il distacco.
Quelle lunghe pause
nelle stagioni andate
sono un gioco
consumato nel ricordo.
Amare la notte,
non significa
non saper salutare
il giorno.
Copyright Sandra Carresi
Donna
Universo enigmatico
del maschio.
Nel passato,
usata, posseduta, voluta,
rinnegata, protetta,
forse… amata.
Un cammino sui tacchi alti
in equilibrio ma
con sospiro e sorriso.
Hai difeso e conquistato
Il Mondo col tuo posto di lavoro.
Hai saputo fare la Donna, la Mamma
e la Sposa.
Qualcuna ha fatto pure la ciabattina,
trovando sempre chi,
compiaciuto col proprio Io,
esaltava la prodezza
dell’entrata nella scarpetta.
…Uomo…,
non è una rivale,
è la tua compagna,
sappi conquistarla,
ma con l’intelligenza,
perché ti terrà testa.
Copyright Sandra Carresi
La vita dentro il giardino
Miscia circolava tranquilla nel giardino, ma non era il suo. Era una gatta semplicemente bella e particolare: completamente bianca a pelo corto, il muso bianco col naso graffiato di nero e gli occhi straordinariamente celesti, altra sua singolarità era l’altezza: molto più alta dei suoi simili. La prima volta che Ambra, la donna che abitava al piano terra, la vide nel suo giardino, spalancò bene gli occhi verde acqua e disse a voce alta:
-
Ma come ha fatto un cane ad entrare nel giardino?-
Poi, dalle orecchie riconobbe che era la gatta della sua vicina e ne ammirò la bellezza attraverso la vetrata.
Gover, il suo cane, un bovaro,era il più terribile del vicinato. Cercava la rissa con i cani maschi, dava la caccia a tutti i gatti e un giorno con una semplice testata sotto l’addome, staccò un muscolo al povero bassotto di Giulia, altra vicina di casa, mentre si trovavano sciolti nei vialetti condominiali. Gover, per la verità, nel suo giardino non ci voleva neanche i merli, e scuoteva gli ulivi dove loro andavano a riposarsi o a picchiettare le ulive. Dolcissimo in casa, faceva sentire però la sua presenza anche alle zanzare ed era sempre atletico e attento, pronto ad avventarsi su qualunque cosa o animale che circolasse nel suo giardino. Ma Miscia non se ne curava, alla bella gatta non faceva per niente paura, lei come tutti i gatti, sapeva saltare, e con un balzo era già da un’altra parte. Ambra la vide salire con salto felino in cima alle betulle, e per scendere, si buttò con un tonfo preciso sul soffice tappeto verde di erba.
Il condominio era costituito da una serie di terra-tetto, tutte con giardini e grandi terrazzi e nel retro dei medesimi una bellissima isola verde condominiale ben curata, in genere gli animali ci andavano poco, i gatti dei vicini preferivano entrare nei giardini altrui ed ogni tanto, fra le siepi dell’alto alloro, catturavano qualche topolino di campagna e lo portavano come trofeo vicino alle scalette dei vari terrazzi. Di tanto in tanto entrava nei giardini anche qualche “straniero” ossia qualche gattino randagio e qualche vicino, raccontava poi, che il proprio gatto, passando la notte all’aperto, era rientrato al mattino con i segni di una nottata di fuoco e di bufera, probabilmente, qualche micia era stata contesa…
I cani no, tutti, nessuno escluso, la notte la passavano al calduccio nelle proprie abitazioni, anche Gover, il terribile naturalmente.
Nell’ultimo giardino la bella Nana, si fa per dire, Leon Berger , tranquilla e buona giocava sempre nel suo giardino con i quattro bambini della famiglia e i due gattini, quasi con senso materno.
King, il pastore australiano, grande nemico di Gover, seguiva i comandi dei suoi proprietari, cioè in silenzio, al passaggio rissoso del nemico, che abbaiava imbelvito ogni qualvolta lo incrociava o ne sentiva l’odore.
Poi c’era Diva, giovanissima, dolcissima e solitaria, una cagnona tipo boxer. Gover aveva per lei una particolare simpatia e dalla rete del giardino della cagnona faceva a nasino con la medesima.
Diva era spesso sola in giardino e sembrava attendesse quel momento per scaricare tutte le sue emozioni.
Non di meno la stupenda meticcia tipo pastore tedesco, Maya, sempre in su e giù per il suo giardino con giochi sparsi, proprio come se fosse un cucciolo di umano.
E poi c’erano i bambini, e il pulmino giallo scolastico, che puntualmente alle 16,00 si fermava per
far scendere quel fiume vivace e colorato di quei bimbi che erano forse cinque ma sembravano un reggimento urlante e indisciplinato.
I più grandi, quelli fra gli otto e i dieci anni, spesso si divertivano col monopattino: scendevano a rotta di collo giù dove erano locati i garage e solitamente finivano col sedere per terra e con un gran tonfo alle saracinesche; per questo i condomini lanciavano urla di ira ogni qualvolta avveniva il “botto”.
Il mese di giugno si presentava veramente caldo e afoso. Le scuole erano chiuse da poco ed i bambini ancora non erano partiti per le vacanza estive. Erano tutti fuori in strada, con le bici ed i monopattini, incuranti del bollore pomeridiano. Come al solito quelli col monopattino erano i più scatenati ed il rumore era talmente forte e fastidioso che qualcuno dalla finestra si lamentò in maniera molto determinata. Finirono per cambiare gioco.
Paolo, uno dei più grandi, undici anni, si ricordò di avere ancora in casa qualche petardo della fine dell’anno, con miccette e mortaretti e così, tanto per annegare il silenzio e la pace, comunicatolo agli altri, vide bene di andare a prenderli.
Iniziarono così i botti. All’inizio con delle lunghe pause, poi, a mano a mano, sempre più ravvicinati.
Fu un attimo e all’improvviso, quasi come per magia, comparve il fuoco.
Una torcia gigantesca che con le piante vicine e per giunta secche dal caldo sembrava di essere all’inferno.
Gli adulti all’interno delle loro abitazioni, si resero subito conto della gravità della situazione, e
superati i primi momenti di sbalordimento, corsero ai box delle macchine dovere c’erano gli estintori e seppero metterli in azione ben presto, dominando la situazione.
Dal suo giardino, Gover abbaiava strepitosamente. Quel giorno era l’unico membro della famiglia rimasto in casa, o meglio dentro il giardino. Era chiaramente in difficoltà: imprigionato a qualcosa con una zampa poteva solo dimenarsi.
Nessuno degli adulti, presi a spegnere le fiamme si curava dell’abbaiare del cane, ma
Miscia aveva visto lo scenario e con passo e guizzo felino stava andando da King la cui abitazione era proprio l’ultima del complesso. Miagolando entrò nel giardino del grosso cane, anche esso agitatissimo per la confusione, e a quel punto King, con un grosso slancio, saltò il cancello e in un batter d’occhio passando dal cancello di Nana, tutta spaventata, abbaiò forte e sembrava un “annuncio”. Arrivato al cancello di Gover, riuscì a vedere attraverso il fitto alloro il cane in difficoltà. Come un lupo a caccia, cercò l’altro cancello più basso e dopo più riprese, era nel giardino del terribile Gover.
I due cani si guardarono da vicino. Gli occhi di entrambi erano rossi. Per la prima volta erano uno di fronte all’altro, da soli e slegati.
King avrebbe potuto staccargli la testa con un morso, Gover era completamente immobilizzato, ma non sarebbe stato un combattimento leale, però, d’altra parte sarebbe finito anche quell’abbaiare continuo e aggressivo al passaggio di King, ed avrebbe punito così quella fierezza arrogante e presuntuosa; la tentazione era grande, ma ci ripensò: salvato dal proprio principale nemico, per Gover sarebbe stata una grossa umiliazione e per King, la sua nobile rivincita.
Ma gli occhi di Gover comunicarono a King che data la situazione di emergenza lo doveva aiutare e velocemente, lui non si sentiva umiliato per la semplice ragione che ci sono circostanze in cui orgoglio e rivincite vanno superate, lui, Gover avrebbe portato lo stesso aiuto se King fosse stato in difficoltà, e le loro rivalse le avrebbero risolte in terreno alla pari.
Dopo due secondi Gover sentì l’odore di King sopra di lui e la sua bocca calda che cercava di spostare l’orcio piccolo che arrovesciandosi aveva schiacciato la zampa di Gover.
Furono attimi interminabili, poi la confusione aumentò con i vigili del fuoco, i cani che ululavano come lupi, i gatti che miagolavano e gli adulti che strillavano con i ragazzini mogi e impauriti.
L’erba del giardino di Gover era tutta sciupata e bruciacchiata, ma si sa, l’erba ricresce sempre,
i ragazzi dimenticano, almeno apparentemente ed i genitori pagano i conti, e gli animali tornano nei propri giardini.
Nessuno fece caso ai due cani nel giardino, e dopo un po’ tutto tornò come sempre, comprese le passeggiate a guinzaglio e Gover che dall’altra parte del marciapiede, incrociando King, abbaiava furiosamente e King, osservandolo, scuoteva la grossa testa e continuava a camminare tranquillo accanto al proprietario.
Ogni atteggiamento, a volte non corrisponde proprio alla realtà. Forse proprio nel momento del bisogno si erano incontrati, forse Gover voleva continuare il suo rito di rissoso, ma entrambi sapevano che c’era stato un momento d’incontro che nel bisogno si sarebbe ripetuto.
Forse l’amicizia non veste sempre in maniera classica, qualche volta è pure bizzarra.
Copyright Sandra Carresi
Lo chignon
Ho raccolto i miei capelli
in uno chignon.
Ho aperto tutti i cassetti
della mia mente.
Ho fatto entrare la luce del sole.
A volte,
la penna da sola
non è sufficiente
per dipingere e raccontare
i colori, i pensieri,
i ricordi.
Ci vuole l’aria, il sole,
l’amore,
e una nuova pettinatura,
per respirare
eleganza ed essenza.
Dopo, può arrivare
anche il temporale.
Copyright Sandra Carresi