Spazio ai più piccoli
Piccole storielle.
Il sogno di un orsetto.
Un orsetto stava dormendo nel suo
letto e goloso com'era
di miele sognò di averne un bel vasetto.
Svelto apre il coperchio e ci infila dentro
il nasetto - Miele in abbondanza!
Finalmente si mangia! -
Un rumore proveniente da fuori lo desta
dal suo sonno. L'orsetto curioso corre
a vedere. L'ingresso della sua
tana è bloccato dalla neve
- Brr... che freddo! Neve... c'è ancora
neve! È meglio che torni nel mio letto! -
L'orsetto s'infila, così, sotto le coperte
e cerca il suo vasetto di miele - Dov'è
il miele! Che peccato... era solo un
sogno!- Sconsolato, l'orsetto riprende
a dormire, sognando di avere un bel
vasetto di miele profumato.
Una strana amicizia.
Un bel gatto stava di guardia davanti
alla cucina.
Aveva fame e il suo stomaco brontolava.
Sì presentò un piccolo topo anch'esso
affamato. Vide il gatto e gli domandò:
'' Vuoi diventare mio amico? ''
Il micio perplesso scrollò la testa
e rispose: '' Meglio di no, perché ho
fame e ti potrei mangiare. ''
Allora il topino propose: '' Se
ti porto qua del cibo e lo
dividiamo diventi mio amico? ''
'' Tu prova e vediamo! '' rispose
il gatto e così diventò suo
complice. Il topo entrò in cucina.
Trovò un bel
pezzo di formaggio e lo portò
al gatto. I due lo
mangiarono insieme e a pancia
sazia chiacchierarono
e diventarono buoni amici. Il topino
furbo con il
gatto complice riuscì nel suo
intento e a pancia piena
tornò a dormire nel suo lettino.
La foca ballerina.
C'era una volta una foca, che
lavorava in un circo. Faceva
le sue evoluzioni con una palla, ma
era stanca di fare quella vita. Non ne
poteva più di rimanere chiusa in
gabbia, di eseguire le prove e la
sera andare in scena con il suo
numero. Lei aveva un sogno:
diventare ballerina.
Un giorno riuscì a scappare e per
realizzare il suo sogno andò ad
iscriversi ad una scuola di ballo.
Sognava di diventare ballerina
di danza classica, ma l'impresa
era ardua per la sua mole e perché
le sue pinne e la coda non la reggevano
sulle punte. Delusa da questi fallimenti
uscì dalla scuola e vagò per la città.
Camminando senza meta si imbatté
in un gruppo di ragazzi che ballavano
la break dance. La foca li osservò
attenta e poi decise di imitarli. Tutto
riuscì con grande facilità lasciando
i ragazzi sbigottiti e incantati:
faceva passi fantastici!
La foca scoprì questa danza moderna
e si divertì un mondo. Aveva trovato
la sua dimensione.
Il proprietario la trovò che danzava con
quei giovani e capì che in quel ruolo
era felice. La ricondusse al circo e da
quel momento in poi lasciò la foca
ballare la break dance.
Per la foca fu una grande felicità:
il suo sogno era diventato realtà.
Un viaggio in treno.
C'era una volta, un capostazione
che dirigeva il traffico
dei treni con grande passione.
Era bravo nel suo lavoro
e i conducenti dei treni erano
tranquilli quando c'era lui.
La stazione dove lavorava il
capostazione Germano era
un po' speciale: da lì partivano
i treni che andavano verso
il cielo e facevano il giro del mondo
fra le nuvole e le stelle. Germano,
in vita sua, non era mai salito in treno.
Li aveva sempre visti arrivare e
partire e più il tempo passava, più
cresceva in lui il desiderio di fare
un viaggio. Un bel giorno decise di
fare delle ferie. Appese all'armadio
la sua divisa di capostazione e
indossò abiti civili. Acquistò un
biglietto di andata e ritorno ed
emozionato come un bimbo salì
nel vagone del treno che stava
per partire. Germano era felice
e l'emozione era tanto forte che
lo fece scoppiare in lacrime. Il
treno, intanto, era uscito dalla
stazione e iniziava la salita
verso il cielo. Ogni tanto passava
qualche nuvola soffice e bianca.
Il fischiettio del treno faceva:
'' Ciuf, ciuuuuf! ''
Questo suono rendeva il viaggio
più allegro. Il mondo visto da lassù
era piccolo piccolo, ma bello.
Germano non riusciva a staccare
gli occhi dal finestrino e ormai
aveva percorso gran parte del
viaggio. Che malinconia! Era
già tempo di mettere i piedi
per terra. '' Ciuf, ciuuuuf! ''
Il treno stava tornando in
stazione. Il capostazione
sospirò, guardò il suo
sedile che ora stava
per vuotarsi e poi scese. Il suo
viaggio era finito ed ora non
rimanevano che dolci ricordi ad
accompagnare le giornate
di Germano: il bravo capostazione.
Il topolino e il gattino.
C'era una volta un topolino, che
si divertiva a prendere in giro
un gattino. Andava e tornava
nella sua tana a piacimento
mentre il gattino acciambellato
fingeva di dormire beato. Con
gli occhi socchiusi seguiva i
movimenti del topino e
pensava - Prima o poi
ti mangerò! - Passò
del tempo ed il topolino si
sentiva al sicuro tanto che fra sé
disse - Ha la pancia piena
il mio amico gattino! -
Un giorno il topolino si distrasse
proprio mentre passò vicino al
micio ed inciampò sulla sua coda.
Cadde e perse il bocconcino di pane
che stava portando nella sua tana.
Il gatto con una mossa fulminea
appoggiò la zampa sulla coda del
topolino ed esclamò - Finalmente
ti ho preso! - Il topino furbetto
con i suoi baffi fece solletico
al gatto che di scatto alzò la
zampetta e così il topino furbetto
scappò via. Si salvò con la sua
astuzia lasciando a bocca asciutta e
pancia vuota il povero gattino.
Un simpatico autista.
C'era una volta un bambino che
da grande sognava di
fare l'autista. A Roberto piacevano
i pulmini delle scuole. Quando vi
saliva si sedeva vicino all'autista
e gli chiedeva di illustrargli
qualche particolarità dei comandi.
Roberto con il tempo divenne grande
e prese lezioni di guida. Studia,
studia alla fine il suo sogno diventò
realtà e per la prima volta guidò il
pulmino della scuola felice ed
emozionato. Era in gamba come
autista e con i bambini ci sapeva
fare, tanto che tutti volevano salire
sul suo pulmino giallo come il sole.
Era allegro, simpatico e cantava
canzoncine che piacevano tanto
ai suoi piccoli passeggeri. Il suo
pulmino era carico di allegria.
Roberto non si accorgeva del tempo
che passava. Era felice del lavoro
che faceva. Ovunque andava tutti
lo salutavano; i piccoli divenuti
adulti non si scordarono mai del
loro autista Roberto. Un giorno
arrivò il momento, per lui, di
andare in pensione e non fu facile
fare quel passo. Per ringraziarlo
di quanto aveva fatto, tutti quelli
che erano saliti sul suo pulmino
decisero di organizzargli
una festa a sorpresa.
In quell'occasione gli consegnarono
una targa ricordo, che valeva
più di mille parole, in cui c'era scritto:
'' A Roberto il miglior autista
di pulmini. I tuoi bambini. ''
Roberto ritirò il ricordo commosso
constatando l'affetto dimostratogli.
Ringraziò tutti e la festa proseguì in allegria.
L'orso dispettoso.
Freddi era un bel cucciolo di orso
bruno. Vivace come
tutti i cuccioli, curioso, generoso,
goloso, allegro, ma aveva un difetto:
era dispettoso con gli amici
e con i genitori.
I dispetti fatti agli amici erano
tanto piccoli che alla fine
prendevano tutti di buon grado
in quanto se li cambiavano
reciprocamente e che per
loro costituivano solo un gioco.
Con mamma orsa, invece, era tutt'altra
cosa. Freddi aveva il brutto vizio di
disfare il letto appena rifatto da mamma.
Per un po' di tempo, mamma orsa
sorvolò sul problema, ma quando
vide che il cucciolo perseverava in
quell'atteggiamento, prese provvedimenti.
Un giorno lo sorprese mentre
stava disfando il letto e intervenne
con severità: - Ma bravo! Ti sei
divertito a disfare il letto! Ebbene...
mamma orsa, da oggi in poi non lo
rifarà più! Sarai tu stesso a sistemarlo
e se non è ben fatto io lo disferò
e tu lo rifarai! -
La voce di mamma orsa tuonava
così forte nella stanza che Freddi
chiedendole scusa riuscì solo a farfugliare:
- Ma... - Le parole gli si bloccarono
nella gola. Al cucciolo non rimase
che eseguire, suo malgrado, l'ordine
impartitogli da mamma orsa. Rifare
il letto, per il piccolino, non era facile
e se questo non era ben fatto, mamma
orsa lo disfaceva ripetutamente fino
a quando l'orsetto imparò a sistemarlo
bene. Da quel giorno in poi Freddi
non disfò più il letto che sua mamma
sistemava. Aveva capito che anche
quel lavoro apparentemente
semplice comportava fatica
nell'esecuzione. Imparò così la lezione
con buon sollievo di mamma orsa.
La storia di Fogliolino.
Questa è la storia di Fogliolino,
una bellissima foglia di fico.
Nasce in Italia in un piccolo
paese di montagna. Fogliolino
ha tanti fratelli gemelli
e con loro cresce e diventa
grande. La sua vita passa con
spensieratezza. Nulla fa presagire
quanto accadrà di li
a poco. Un giorno, in quel paese
arrivò un forte vento gelido.
Soffiava impetuoso, tanto
che il fico si piegava su
se stesso. Le foglie si agitavano
tanto e cercavano di star
attaccate alla pianta, ma da un
certo punto Fogliolino non
ce la fece più e si staccò. Il vento
lo portò con sé e gli fece fare un
lungo viaggio. Sorvolò monti,
fiumi e attraversò oceani e il
vento finalmente lo lasciò cadere in Brasile.
La povera foglia di fico vi arrivò
stremata per il lungo viaggio
fatto. Il clima di quel paese la fece
riprendere in breve tempo.
Fogliolino trovò nuovi amici,
lavorò e si costruì una bella casa,
ma aveva una grande nostalgia
del suo paese natale: l' Italia.
Il tempo passava e lui invecchiava
e i suoi ricordi tornarono al passato.
Sognava di ritrovare il fico che lo
aveva visto nascere e crescere. Un
bel giorno, prese coraggio e al
primo soffio di vento si lasciò
trasportare in volo. Ebbe la fortuna
di trovare un vento favorevole che gli
fece fare il viaggio a ritroso. La foglia
era felice. Non vedeva l'ora di rimettere
piede nella sua amata Italia. Sapeva
bene che le cose erano alquanto
cambiate. Erano passati tanti anni! Troppi!
Fogliolino arrivò nel suo paesetto di
montagna, ma la delusione fu grande.
Tutto era cambiato e non trovò più il
suo fico. Fu, così, assalito da sconforto.
Il suo sogno si era infranto, ma non era
il caso di perdersi d'animo. La foglia
sapeva di avere molti fratelli sparsi
chissà dove e si mise a cercarli. Incontrò
vecchi compaesani e con il loro aiuto
riuscì a rintracciare tre fratelli. Questi
furono felici di rivederlo ed insieme
cercarono gli altri. Un po' alla volta
Fogliolino riuscì a riunire la sua
famiglia e la sua felicità fu grande.
Tutti insieme, dopo tanto tempo!
Festeggiarono l'evento con una
grande festa e da quel giorno in
poi non si lasciarono mai più.
Il quaderno.
C'era una volta un quaderno
che aveva una bellissima copertina
tutta colorata, ricco di pagine ed
era molto spesso rispetto agli altri
quaderni che stavano sullo scaffale
di una cartoleria. Nessuno lo
voleva acquistare. Il quaderno
era triste e gli altri quaderni
che stavano sullo stesso scaffale
lo prendevano in giro e lui,
naturalmente, ci rimaneva male.
Il negoziante gli aveva perfino
dimezzato il prezzo, ma nonostante
ciò, il quaderno continuava a rimanere
sullo scaffale. Un giorno, stanco di
vederlo ancora lì, decise che era ora
di buttarlo fra le cose non vendute
da dare in beneficenza. Vista la
mossa del negoziante tutti i quaderni
risero e il povero quaderno ne soffrì...
ma la fortuna bussò alla sua porta.
Proprio mentre il negoziante stava
per riporlo in uno scatolone entrò
nel negozio una signora anziana
e vide il quaderno
-
Cosa fa con quel quaderno? -
- Lo sto mettendo fra le cose non
vendute per darlo in beneficenza. -
rispose il negoziante.
- No! Non lo metta lì! La prego! È
da tempo che sto cercando un
quaderno così! - disse la signora
e il negoziante stupito ed
anche contento disse
- Se vuole ve lo regalo! Tanto
sono stufo di vederlo sullo scaffale!
Avevo perfino abbassato il prezzo
ma nessuno lo ha voluto acquistare! -
- Niente regali! Diamo il giusto valore
alle cose! - rispose l'anziana e
aggiunse - Quanto costava all'inizio? -
Il negoziante riferì il prezzo e la
signora pagò il quaderno per il
prezzo originale. Uscì dal negozio
felice del suo acquisto; anche il
quaderno era raggiante di gioia:
finalmente aveva trovato una
persona che lo stava portando
a casa e che sicuramente nelle
sue pagine avrebbe scritto
tante belle cose... e fu proprio così.
La signora era una scrittrice
e fra le pagine di quel quaderno
scrisse tante favole e belle poesie.
La farfalla disegnata.
C'era una volta una bella farfalla
disegnata su un foglio di carta
bianca con delle bellissime ali
colorate tanto che quando la si
guardava sembrava di vedere
un bel arcobaleno. La povera
farfalla disegnata sul foglio
bianco si sentiva, però, molto
sola. Non c'era nemmeno un
fiore a farle compagnia e
così spesso piangeva.
Un giorno Camilla, la bambina
che l'aveva disegnata, se ne
accorse e le venne spontaneo chiederle
-
Perché piangi farfallina mia? -
- Piango perché sono sola e non c'è
nemmeno un fiore a farmi compagnia.
Piango perché vorrei volare
via ma non posso volare! -
- Oh! Se è così mi dispiace saperti
triste! Se vuoi un fiore te lo disegno
subito così almeno hai compagnia! -
Detto ciò Camilla disegnò il fiore
ed era una bellissima margherita.
Già che c'era disegnò anche il
prato, ma la farfalla era ancora
triste e la piccola chiese
-
Ma che hai? Non sei ancora contenta!
-
Cosa c'è che non va ora? Ti ho
-
disegnato un fiore e anche un
-
prato per farti compagnia, ma
-
sembra ancora che tutto ciò non ti basti! -
- Io voglio volare, ma non
posso farlo perché qui manca
il cielo! Hai disegnato tutto tranne il cielo! -
- Ecco perché eri ancora triste!
Ora ti disegno un bellissimo cielo
azzurro con le nuvole e anche il sole. -
Prese il colore azzurro e fece un
bellissimo cielo con qualche piccola
nuvoletta bianca e con il giallo
disegnò un sole dal viso sorridente.
Finalmente la farfalla poté volare.
Sbatté le sue ali e volò felice nel
cielo azzurro disegnatole da Camilla
e non fu mai più triste. Ora aveva un
bel cielo azzurro per volare libera
felice e contenta fra una nuvoletta e l'altra.
La formica e il libro.
C'era una volta una formica piuttosto
curiosa. Andava sempre in giro invece
di lavorare come facevano tutte le altre.
A volte tornava al suo nido dopo
diversi giorni di assenza tanto che la
formica regina l'ammoniva per il suo
comportamento, ma lei non demordeva.
Era uno spirito libero, ma in tutto ciò in
lei c'era un lato positivo: con questo
suo vagabondare riusciva a imparare
cose nuove che poi raccontava a
tutte le formiche. Un giorno, come
sempre faceva, Filomena, così si
chiamava la formica, si allontanò
dal suo nido e andò a curiosare
nel giardino di una villa. La sua
curiosità la portò ad entrare in
casa. All'interno della villa si sentì
ancora più piccola perché tutto
era immensamente grande. Là
regnava sia l'ordine che la pulizia;
tutto era lucidato a specchio.
Filomena visitò un paio di stanze
e quando giunse alla terza stanza
non credette ai suoi occhi. Quella
era piena di libri: era la biblioteca
della villa. La formica fu attratta
da un tavolo sopra il quale vi era posto
un grande e grosso libro. Salì su
di esso e quando fu vicina
al libro esclamò
- Mamma mia! Ma quanto
è grande questo libro! -
Il libro le rispose - Sono molto
grande perché nelle mie
pagine ci sono tante cose da leggere.-
-
Posso vedere? - chiese Filomena.
-
- Certamente! Sono contento se
-
qualcuno mi legge! Sono mesi che
-
sono qui su questa scrivania
-
aperto sulle due pagine che
-
vedi. Passano a spolverare
-
ma non mi rimettono mai insieme
-
agli altri libri ed io mi sto pure
-
annoiando! - Filomena, intanto,
-
salì sulle due pagine del libro e
-
ancora una volta esclamò
- Mamma mia! Quante cose ci
sono scritte! Non immaginavo
mica così tante! Però con il tuo
permesso ora leggo. -
- Fai pure! - Le rispose il libro e
così Filomena iniziò a leggere.
Lesse per prima la pagina di
sinistra e poi l'altra. Quel libro
parlava di tante cose interessanti
e la formica non riusciva a
staccarsi dalla lettura. Era
attratta da ciò che leggeva tanto
che voltò la pagina e il libro esclamò
- Finalmente! Almeno tu hai girato
la pagina! - Il libro era proprio
contento. Filomena apprese tante
cose dalle pagine e prima che
giungesse il buio tornò al suo nido e
raccontò a tutti quanto aveva
imparato leggendo. La formica
regina incuriosita dal suo sapere
decise di dare un permesso speciale
a Filomena perché tutti i giorni lei
potesse andare a leggere le pagine
di quel libro e istruire tutte loro.
Filomena era raggiante di gioia e
così ogni giorno si recò alla villa
e il libro era ben lieto di vederla.
La formica leggeva molte pagine al
giorno finché un bel giorno terminò
la lettura delle pagine di destra e,
non sazia di sapere, iniziò a
leggere quelle di sinistra. Giorno
dopo giorno imparò un'immensità
di cose e a volte nel raccontarle alle altre
formiche faceva confusione e così
era costretta a rileggere bene
l'argomento per poterlo esporre. Naturalmente il libro
era felice di rivederla e con la formica
instaurò una bella amicizia che durò per sempre.