Giovannino Barbalunga
( Favola tratta dal libro: Favole dal
regno della Fantasia. )
Giovannino era un bambino assai vivace ed era la
disperazione di mamma e papà: non era cattivo,
ma combinava sempre qualche marachella e quindi
lo conoscevano come una piccola peste. Giovannino,
neanche a dirlo, non amava andare a scuola... dei
compiti a casa poi non ne parliamo! Quando la mamma
lo chiamava, rispondeva sempre: '' Uffa che barba! Non
voglio studiare! ''. E questa era la sua frase tipica: ad ogni
rimprovero Giovannino rispondeva '' Uffa che barba! ''. Lo
diceva così spesso che anche i suoi compagni si divertivano
a canzonarlo ripetendo quelle parole. Un giorno, giocando a
pallone coi suoi compagni, Giovannino ne combinò una delle
sue e ruppe la vetrata del negozio del barbiere. Tutti scapparono
e quel monellaccio se la squagliò veloce come il vento e si
nascose all'interno del bosco. Dopo un po' che bighellonava
tra gli alberi, proprio mentre cominciava ad annoiarsi, vide per
terra degli strani funghi. Li guardò per un po' e poi, non
sapendo che fare, iniziò a strapparne un pezzetto. A quel
punto saltò fuori un folletto arrabbiatissimo: - Hei tu! Ma
che diavolo stai facendo? Non vedi che distruggi la mia casa?
- Giovannino scoppiò in una risata ma il folletto era davvero
serio e lo minacciò dicendo: - Bada che se la tocchi ancora
ti faccio un incantesimo! Ho sentito parlare di te in giro e so
che combini! - Ma un bambino terribile come Giovannino non
poteva certo avere paura di un piccolo folletto, e così strappò
un altro pezzo di fungo... - Questa te la sei proprio cercata!!!
da oggi in poi ogni volta che dirai '' Uffa che barba! '' ti
crescerà la barba e diventerà sempre più lunga! - Giovannino
se ne tornò a casa facendo spallucce e ridendo delle sciocche
minacce del folletto. Quando arrivò a casa i suoi genitori
cominciarono a rimproverarlo per aver rotto la finestra del
barbiere, ma appena cominciò a dire la parola '' uffa '' gli
spuntò subito una barbetta bianca. Più ripeteva quelle
parole e più la barba cresceva lunga e folta. Dopo qualche
giorno arrivava fino ai piedi, e a nulla serviva tagliarla perché
ricresceva più spessa di prima. Giovannino era disperato e,
finalmente, si decise a tornare nel bosco in cerca del folletto.
Camminò per ben tre giorni senza riuscire a trovarlo finchè,
disperato, scoppiò in lacrime. Il folletto in realtà era nascosto
poco lontano e lo stava osservando da un bel pezzo, ma
vedendo il bimbo così triste, decise di farsi vedere. Giovannino,
con gli occhi ancora gonfi di lacrime, s'inginocchio ai suoi piedi
supplicandolo di sciogliere l'incantesimo. Il folletto acconsentì,
ma disse in tono solenne: Per sciogliere l'incantesimo dovrai
ricostruire la casa che mi hai rotto, e inoltre dovrai promettere
di non combinare più guai e di mettere la testa a posto. Dovrai
anche studiare ed essere obbediente e... se sarai buono vedrai
che, a poco a poco, la barba sparirà! Giovannino non se lo fece
ripetere due volte: ricostruì subito una casa per il folletto e, da
quel giorno, iniziò a comportarsi bene. Si mise anche a studiare
e la barba scomparve davvero, proprio come aveva detto il folletto.
Tutti furono felici che Giovannino fosse più tranquillo e nessuno lo
rimproverava più, anzi, lo riempivano di complimenti così anche il
bimbo si sentiva più felice. Nessuno lo sentì più dire nemmeno
la sua famosa frase '' Uffa che barba! ''
© Copyright Patrizia Andrich